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India & Nepal 8 gennaio 15 febbraio 2019

 

Delhi, Agra e Jaipur

L’aereo della Oman Air che ci catapulta in India a Delhi arriva in orario. L’impatto con la città è devastante: traffico caotico, rumore, smog, sudicio e affollamento. La successiva visita della città e del paese in generale, confermerà la prima impressione ma aggiungerà “affascinante” e “incredibile”, l’India è “troppo” in tutti i sensi positivi e negativi. 

Prendiamo alloggio nel centro della vecchia Delhi, nel Chandni chowk, l’albergo è semplice, funzionale e economico. Dopo una giornata impiegata a visitare il Red Fort la moschea e il Chandni chowk organizziamo le prossima tappe che saranno Agra e poi Jaipur porta del Rajasthan. Visto che siamo in quattro la soluzione migliore è quella di affittare un auto con autista per gli spostamenti. In circa quattro ore arriviamo a Agra e subito andiamo a visitare il forte. Con la parola “forte” qui si indica la residenza del maraja che comunque è fortificata. Il forte di Agra è più piccolo di quello di Delhi ma sicuramente più bello. Dal forte si gode un bel panorama della città e del fiume sulle cui rive è posto il Taj Mahal. A pomeriggio inoltrato raggiungiamo il Taj Mahal nonostante l’affollamento è impossibile non cogliere l’armonia e la bellezza di questo monumento icona non solo della città ma dell’India. Viaggiando verso Jaipur facciamo una sosta a Fatehpur Sikri città moghul costruita e poi abbandonata nel giro di pochi anni. Un’altra sosta la facciamo a Abaneri dove c’è un incredibile pozzo di circa 40 metri di lato e profondo circa 20 con scale incrociate per scendere a vista. In serata arrivo a Jaipur che visitiamo il giorno dopo. Anche Jaipur è abbastanza caotica ma complessivamente bella: i colori e le architetture sono quelli caratteristiche del Rajasthan. Il monumento simbolo della città è il Palazzo del Vento, costruito da un maraja per permettere alle sue innumerevoli mogli di poter vedere senza essere viste i cortei che si svolgevano nella via di fronte al palazzo. A pochi chilometri dalla città abbiamo visitato il Forte Amber. Costruito in arenaria rossa e marmo, l'attraente e opulento palazzo si sviluppa su quattro livelli, ognuno con un cortile. Sulla strada di ritorno verso Jaipur facciamo una sosta al Royal Gaitor tombe reali realizzate in marmo molto belle e suggestive.

Rajsthan 

Il giorno successivo sempre noleggiando un auto con autista iniziamo il giro del Rajasthan partendo da Bikaner dove si pernotta e da dove ripartiremo il giorno dopo per la prossima tappa Jaisalmer. Lungo la strada che porta a Jaisalmer ci fermiamo a Deshnok dove c’è un tempio dedicato ai ratti. Il tempio appare alquanto modesto, a confronto di altri ben più famosi luoghi di culto Indù, a parte il maestoso portone in metallo argentato tutto cesellato e scolpito con scene e raffigurazioni del pantheon induista. Entrando subito ci si rende conto del motivo della fama che fa del tempio di Karni Mata un luogo veramente unico: migliaia di topi scorrazzano in tutte le direzioni sul pavimento lastricato di marmo. Soprattutto si agitano abbeverandosi attorno a enormi scodelle colme di latte costantemente riempite dai fedeli e dai pellegrini in adorazione. In tarda serata, dopo un lungo e noioso viaggio attraverso un paesaggio desertico arriviamo finalmente a Jaisalmer. La città è circondata dal deserto del Thar e l’imponente forte che sovrasta la città è costruito con pietre di sabbia gialla. Sembra un enorme castello di sabbia e a vederlo comparire da lontano, viene da chiedersi come sia possibile che sia abitato. Sempre all’interno delle mura del forte, si trova un complesso di 7 templi janisti caratterizzati da colonne riccamente intagliate e soffitti da togliere il fiato. E’ davvero affascinante camminare all’interno di questi templi e perdersi ad osservare le immagini sacre di questa religione misteriosa. La prossima tappa del nostro viaggio sarà Jodhpur; anche questa città è caratterizzata da un bello e imponente forte, da un vivace e affollato mercato e da case dipinte di color indaco che un tempo le indicavano come appartenenti a sacerdoti indù. Il  forte Mehrangarh è una delle più vaste roccaforti dell’India, fu costruito nel 1459, le mura che lo circondano hanno un'altezza di 36 metri e spesse 21. La prossima tappa sarà Udaipur. Udaipur è una  graziosa cittadina posta sulle rive del lago Pichola e circondata dai monti Aravalli, anch’essa è dominata e caratterizzata da un imponente forte. Ultima tappa del tour in Rajsthan sarà la città di Pushkar. La città è bella e si respira un’atmosfera tranquilla e rilassata, l’aura di sacralità si mischia alla più tipica cialtronaggine indiana. Ed è proprio questo che la rende così affascinante. Pushkar è una delle città più antiche dell’India ed anche una delle più sacre. Il suo piccolo lago, attorno al quale si sviluppa l’abitato, fu creato da una lacrima di Brahma, il dio a capo del Pantheon induista. Decine di ghat (scalinate) di pietra bianca scendono dalle strade fino alle sue acque per permettere ai fedeli di fare la puja, o bagno rituale. Nelle acque di questo lago furono disperse le ceneri di Ghandi. Rientrati a Jaipur raggiungiamo, con un volo interno abbastanza economico Varanasi (Benares).

Varanasi

Varanasi  è il punto di arrivo per la vita di ogni indù. Un centro antichissimo legato al culto di Ganga, il fiume sacro a Shiva. Qui il fiume ha il potere di lavare i peccati più di ogni altro posto. Morendo a Varanasi e affidando le ceneri alle acque del Gange si entra al cospetto di Dio. Il nome di questa città, Varanasi, è dovuto  dai nomi dei due fiumi che si gettano nel Gange: il Varauna e il Nasi. A Varanasi si trova quanto di più indiano si può trovare in India; è un centro talmente importante per la vita e cultura indiana che, per noi, costituisce un'esperienza unica. La città dal punto di vista artistico non presenta grandi attrattive. Ciò che la rende importante è l'umanità che si incontra. 

Un milione di pellegrini visita Varanasi ogni anno. Si crede che chiunque muoia nel territorio oggi compreso all'interno della Panch Koshi Road, una strada a Nord del fiume Varuna, passi direttamente al regno dei cieli, liberandosi dal ciclo delle rinascite. 

Lungo le gradinate dei ghat principali i fedeli si immergono nelle acque del fiume e sotto grandi parasole, sacerdoti, astrologi e indovini impartiscono mantra e responsi ai credenti che li interpellano, officiano riti e intercedono con le divinità per garantire loro la salvezza. 

Centinaia di Sadhu meditano, praticano yoga o semplicemente trascorrono lungo il fiume la loro vita ascetica. Intere gradinate coperte di panni stesi al sole ad asciugare formano onde colorate gonfiate dal vento. Lungo il fiume si incontrano anche i luoghi per la cremazione dei defunti. I corpi vengono bruciati su alte cataste di legno dopo essere stati avvolti in sudari arancioni. Le ceneri vengono poi affidate alla corrente del fiume. L'anima del defunto, le cui ceneri sono state disperse nel Gange, raggiunge il Nirvana, uno stato paradisiaco che trascende il mondo dei sensi. In caso contrario l'anima si reincarna in un altro corpo per continuare il suo giro di esistenze che terminerà solo quando l'uomo compirà nella sua vita buone azioni. Nella concezione induista la reincarnazione non è altro che un giro più o meno lungo di esistenze, condizionato dalle azioni che si sono compiute in vita.

Nepal

Avevo visitato il Kathmandu quaranta anni fa e rivederlo mi ha forse un po’ deluso. Mi ricordavo una città tranquilla dove la vita scorreva lenta intorno quartiere Thamel e alle sue piazze adornate da splendidi templi e palazzi. L’ho ritrovata inquinata con un traffico pazzesco, strade ai limiti della praticabilità e fortemente segnata, nel suo patrimonio artistico, dal terremoto del 2015. E’ in corso una lenta e meticolosa opera di ricostruzione e restauro di Durbar square. Nonostante questo conserva sempre un certo fascino in particolare Boudhanath, stupa più grande dell’Asia dove migliaia di fedeli compiono il rituale giro della cupola facendo girare le ruote di preghiera. Swayambhunath, anche detto tempio delle scimmie. Posto sulla cima di una collina si può ammirare, smog permettendo, il panorama della città. Pashupatinath complesso di templi indù posti sulle rive del fiume sacro Bagmati che è luogo di cremazioni. Dopo Kathmandu siamo andati a Pokhara. il viaggio, circa 200 km, ha richiesto praticamente tutto la giornata viste le cattive condizioni della strada, l’orografia del territorio e il traffico molto intenso. Pokhara è una città di circa 250000 abitanti posta sulla riva orientale del lago Phewa, il secondo lago del Nepal per grandezza. La parte turistica della città si trova, infatti, su questa riva. Ci sono molti negozi di ogni tipo, ristoranti, bar, e guesthouse lungo una grande via che costituisce il "centro" della zona turistica. L'atmosfera è tranquilla e rilassata. Nel nord della città, la collina di Sarangkot ci ha permesso di godere la vista di una magnifica alba sul massiccio dell’Annapurna. Il pomeriggio lo abbiamo passato passeggiando sulle rive del lago.

Kerala

Dopo Kathmandu il viaggio è proseguito verso sud raggiungendo in volo il Kerala. Diciamo subito che questa regione è molto più tranquilla e ordinata di quanto visto finora. Posta all’estremo punto sud occidentale dell’India, affacciato nella porzioni di Oceano Indiano chiamato Mar Arabico, si trova lo stato indiano del Kerala. Seicento chilometri di litorale formati da immense spiagge sabbiose,  promontori rocciosi e distese di palme da cocco. La prima sosta la facciamo a Fort Cochin bella cittadina sul mare caratterizzata da edifici coloniali, poi si è visitato la zona interna di Munar famosa per le estese piantagioni di tè, Allepey e le sue backwaters, estesa rete di canali che corrono paralleli alla linea di costa e infine la bella spiaggia di Varkala dove abbiamo passato gli ultimi giorni del viaggio riposandosi facendo vita di spiaggia.

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