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Argentina 25 febbraio 4 aprile 2018

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Siamo io e Lucio prima collega poi amico e infine anche compagno di viaggio. Non si inizia bene a causa delle condizioni meteo su Firenze. Il forte vento di Burian non ha consentito l’atterraggio dell’aereo che doveva portarci a Zurigo dove ci attendeva la coincidenza per raggiungere la nostra meta. Dopo una notte passata a Roma ci siamo finalmente imbarcati, in ritardo a causa della neve, su un volo Alitalia diretto a Rio de Janeiro e poi finalmente siamo arrivati con un giorno di ritardo a Buenos Aires. Città, questa, troppo grande e caotica per i miei gusti. I tre giorni passati in città non sono stati un gran che. Sicuramente non male il quartiere centrale di San Telmo, Palermo e la caratteristica Boca ad uso e consumo dei turisti. 

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Penisola di Valdes & Punta Tombo

Il 2 marzo con volo interno abbiamo raggiunto Puerto Madryn porta d’accesso all’oasi naturalistica della Penisola di Valdes. Dopo aver preso un auto a noleggio, abbiamo iniziato a fare i conti con le vastità del territorio. Per raggiungere la penisola da Puerto Madryn si devono percorrere circa 150 km. ed solo l’inizio! A fine giornata in tutto abbiamo percorso circa 500 km. di cui la maggior parte su ripio (sterrato). Comunque ne vale la pena: il paesaggio è bello e selvaggio le coste battute dalle onde dell’Atlantico sono popolate da numerose colonie di leoni marini e pinguini mentre all’interno vagano indisturbati piccoli branchi di guanachi. Il giorno dopo lasciato Puerto Madryn siamo andati in un’altra oasi naturale Punta Tombo. Questa oasi ospita la più grande colonia di pinguini di Magellano di tutto il sud America. Sono dappertutto, ci passeggiano a fianco fanno la loro tranquilla vita senza curarsi dei numerosi turisti. Anche qui il paesaggio è selvaggio e incontaminato e la bella giornata di sole ha reso la visita particolarmente bella. Dopo qualche ora di auto siamo arrivati a Commodoro Rivadavia, città piuttosto insignificante per non dire brutta dove passiamo la notte.

Patagonia

Al mattino siamo partiti di buon’ora da Commodoro Rivadavia, la giornata sarà impegnativa attraverseremo la Patagonia centrale da est a ovest, RN 26, per arrivare alla cittadina di Perito Moreno con una sosta a Sarmiento che dista 180 km da Commodoro Rivadavia. Sarmiento è una sonnolenta cittadina a circa metà del percorso previsto per la  giornata. All’ufficio turistico veniamo accolti da un impiegato strabico, da una signorina annoiata e da una signora gentile che non vedeva l’ora di fare quattro chiacchiere con qualcuno. Ci ha spiegato come raggiungere il parco della foresta pietrificata secondo lei poco distante, circa 40 di km dalla città. Il parco è in mezzo al nulla, siamo gli unici a visitarlo e il guardiaparco che ci accoglie ha l’aria di chi l’ha combinata grossa per finire in questo posto sperduto. L’ambiente è spoglio quasi del tutto privo di vegetazione, ma non privo di fascino, i colori dominanti sono il giallo e l’ocra delle colline che contrastano con l’azzurro del cielo. Dalle colline erose dal vento spuntano di continuo enormi tronchi di alberi pietrificati trasportati qui dalle Ande 65 milioni di anni fa. Ripartiamo per percorrere i circa 200 km che ci separano da da Perito Moreno, dopo il paese di Rio Majo entriamo sulla mitica RN 40, dove arriviamo a pomeriggio inoltrato. Prendiamo alloggio all’hotel Kelman il migliore finora trovato e non soddisfatti dei delle ore passate in auto ripartiamo per andare fino Los Antiguos, al confine cileno, costeggiando il lago Buenos Aires e assistendo a uno spettacolare tramonto sul lago con le Ande a fare da sfondo. A circa 180 km a sud di Perito Moreno si trova la deviazione per la Queva de las manos metà della prossima giornata. Alloggiamo all’Estancia Queva de las manos e da li siamo partiti per visitare il sito archeologico che si trova a circa 20 km all’interno. Per raggiungerlo siamo scesi in un vallone per poi risalire alla grotta. Una faticaccia di circa un’ora e mezza per l’andata e il ritorno. Il sito è interessante e suggestivo, sicuramente vale la fatica per raggiungerlo. Sulle pareti delle grotte che si aprono a strapiombo sulla valle sottostante vi sono “stampate in negativo” spruzzando sulla mano del colore migliaia di mani. Generalmente la pitturata è la sinistra, ma c’è anche una mano con cinque dita e altri disegni che rappresentano animali. Il giorno seguente ci aspetta una tappa impegnativa verso sud fino ad arrivare a El Chalten cittadina ai piedi delle Ande. In questa tappa si coglie la vera essenza della Patagonia: natura selvaggia e spazi infiniti. Si attraversa un vuoto così vasto che permette alla mente di essere ovunque o da nessuna parte, niente può essere paragonato a questa grandiosa immensità. Nei circa 600 km. di questa tappa, per 3/4 asfaltati solo recentemente, si incrociano pochissime auto e un solo paese Bajo Caracoles definito da Chatwin nel suo libro "In Patagonia"  “...un insignificante crocevia di strade che portano in tutte le direzioni apparentemente verso il nulla...”. Nel tardo pomeriggio siamo arrivati a El Chalten base di partenza per escursioni e trekking sul monte Fiz Roy. Il tempo non è un gran che, fa freddo tira vento e schiarite si alternano a piogge intense. Il giorno dopo facciamo una breve escursione nei dintorni fino a un belvedere da dove oltre al panorama della cittadina si gode un bel panorama del lago Viedma e della catena delle Ande alle sue spalle. Il giorno dopo è una bella giornata e possiamo ammirare in tutta la sua bellezza il massiccio del Fiz Roy. Dopo una breve escursione sulle rive del lago Viedma ripartiamo alla volta di El Calafate distante circa 200 km. El Calafate è  sulle rive del lago Argentino ed è la città più vicina, circa 70 km, al parco del ghiacciaio Perito Moreno. Per questo è molto frequentata da turisti di tutto il mondo il vicino aeroporto fa si che in una giornata si possa organizzare una visita al ghiacciaio direttamente da Buenos Aires. Comunque sia il giorno dopo visitiamo il ghiacciaio che in realtà non è per niente affollato. La formazione di ghiaccio si estende per 250 km² e per 30 chilometri in lunghezza. Questo ghiacciaio continentale è la terza riserva al mondo d’acqua dolce. La particolarità del Perito Moreno è che è un ghiacciaio in movimento, il suo fronte è lungo circa 5 km e si staglia sul lago Argentino. Il movimento è dovuto all'esistenza alla base del ghiacciaio di una sorta di cuscino d'acqua che lo tiene staccato dalla roccia. A causa di tale movimento si registra un avanzamento del ghiaccio di circa 2 metri al giorno. Lo spettacolo è imponente e impressionante è possibile ammirarlo da comode passerelle e terrazze. Le guglie di ghiaccio sono bellissime e sono alte circa 60 mt. Con una barchetta poi nel pomeriggio lo abbiamo visto anche da sotto, navigando sulle tranquille acque del lago Argentino. Il giorno dopo abbiamo deciso di fare una gita di un giorno alle Torri del Paine in territorio cileno. Siamo partiti da El Calafate con un pullman 4x4 e dopo la frontiera siamo entrati nel paesaggio andino delle terre Magallanes. Il tempo non è un gran che e la maestosità delle montagne la possiamo ammirare a tratti. L’ambiente è molto bello fatto di fiumi impetuosi, cascate, resti di foresta patagonica e animali che vagano indisturbati nel territorio.

Ushuaia Terra del Fuoco

Da El Calafate abbiamo preso un’aereo andata e ritorno per cinque giorni per andare a Ushuaia nella Terra del Fuoco. 

La Terra del Fuoco è un arcipelago dell'America del sud, situato all'estremità meridionale del continente. Si estende a sud e a est dallo Stretto di Magellano. Il territorio insulare, di area pari a 73.753 km², è diviso tra l'Argentina e il Cile. La città di Ushuaia è la più popolata della Terra del Fuoco è vivace, con bei negozi e la strada principale, che la taglia da parte a parte, è molto frequentata dai turisti che arrivano qui anche con grandi navi da crociera. Il giorno stesso dell'arrivo in città, approfittando del bel tempo abbiamo prenotato una gita in catamarano lungo il canale di Beagle. Partiamo alle 16 ed subito chiaro che sarà un bel pomeriggio. A parte il fascino di navigare sulle acque che videro il passaggio di Charles Darwin, che non è poco, il canale e costellato di piccole isole, dove la barca si ferma, abitate da colonie di leoni marini, pinguini e cormorani a fare da sfondo montagne imponenti e cielo azzurro. Dopo circa un’ora di navigazione passiamo davanti all’isola di Navarino con la città di Puerto Williams (Cile) e qui la memoria va ai romanzi di Coloane. Il tramonto sul canale è bello e suggestivo degna conclusione della prima giornata in Terra del Fuoco. La mattina dopo ci svegliamo con il rumore della pioggia che scroscia in effetti pioverà per tutta la mattinata solo nel primo pomeriggio tornerà a splendere un sole improvviso e abbagliante. Ciondoliamo per la città tutto il pomeriggio passeggiando e visitando il museo della prigione di Ushuaia. Il carcere è il primo edificio in muratura costruito in città è fatto a raggiera e il primo braccio è rimasto uguale a come fu costruito. Un posto tetro e suppongo molto freddo li dentro i detenuti, ma anche le guardie, non se la dovevano passare molto bene. Dopo, al porto, ci siamo fatti la classica foto al cartello di Ushuaia città alla fine del mondo, anche se in realtà la città più a sud del mondo è Puerto Williams sull’isola di Navarino in Cile, solo che gli argentini sono riusciti a vendere prima Ushuaia. 

Il giorno successivo abbiamo visitato il parco nazionale della Terra del Fuoco. Un bel posto fatto di coste frastagliate, laghetti, fiumi, torbiere e una grande varietà  di uccelli. l’ultimo giorno a Ushuaia lo abbiamo passato andando al ghiacciaio Martial che si trova proprio sopra la città. La prima parte del percorso la facciamo in taxi, poi  a piedi su una pista da sci inattiva in questa stagione. Il panorama da lassù è bellissimo ai piedi del monte c’è la città e davanti tutto il canale di Beagle e sulla destra la parte cilena del canale. Anche questa è stata una faticaccia complicata in certi momenti dal vento freddo e pioggia. 

Patagonia atlantica

Ritornati a El Calafate abbiamo ripreso l’auto dal parcheggio dell’aeroporto e siamo partiti in direzione di Puerto San Julian dove pernotteremo la tappa è di circa 400 km. Dopo Rio Gallegos entriamo sulla RN 3 bella strada asfaltata, dritta e più battuta, rispetto alla RN40, da camion e auto. Benché spoglio e privo di vegetazione il paesaggio è sempre affascinante in cielo si alternano nuvoloni carichi di pioggia, temporali, improvvisi arcobaleni a schiarite scintillanti. Sulla terra invece l’occhio e la mente si perdono nella curva dell’orizzonte. Anche Puerto San Julian non è una bella città solo l’oceano Atlantico e le sue profonde maree la rendono interessante. Il giorno dopo il sole rende tutto più accettabile così decidiamo di andare sulla spiaggia per scattare delle foto, lì Incontriamo una barca che fa delle escursioni nei dintorni, stanno partendo per fare un video promozionale e ci viene chiesto di partecipare a all’escursione in qualità di comparse. Accettiamo senza indugio e dopo circa mezzora sbarchiamo su un’isoletta affollata di pinguini poi su un’altra piena di uccelli marini di tantissime specie diverse al ritorno dei delfini ci accompagnano…insomma un bel colpo di fortuna! Tornati in città salutiamo Pinocho Excursiones e partiamo alla volta di Caleta Olivia, distante circa 350 km., dove arriviamo nel tardo pomeriggio. L’ultimo tratto di strada costeggia l’oceano e si aprono scenari selvaggi e suggestivi: baie grandissime e spiagge infinite battute da venti impetuosi e onde ruggenti. L’albergo non è male ma anche questa città è brutta e polverosa. La guida dice nei pressi della città c’è una spiaggia con una colonia di leoni marini che vivono lì in libertà: li vogliamo vedere. Ci svegliamo la mattina con l’intenzione di trovare la colonia e dopo pochi chilometri eccola. Sono un centinaio i leoni marini che si godono il sole sulla spiaggia e sguazzano felici nell’oceano. Non essendo in un parco protetto è possibile avvicinarsi e avere con loro un vero e proprio incontro ravvicinato. E’ stata un’esperienza indimenticabile sembrava di essere in un documentario. Da lì siamo partiti per affrontare l’ultima tappa di 500 km per ritornare Puerto Madryn. Il giorno dopo passiamo la mattinata in giro per Puerto Madryn cercando di prelevare soldi dal bancomat, in Argentina non è mai semplice prelevare al bancomat. Nel pomeriggio invece siamo andati verso sud nella zona di Punta Loma. Anche qui a pochissimi km dalla città coste selvagge, incontaminate e scogliere inaccessibili. Su una delle rare spiagge accessibili abbiamo trovato dei pescatori che dopo aver pescato selezionavano il pesce da vendere davano lo scarto alle centinaia di uccelli marini che attendevano famelici. Anche oggi una bella giornata in posto dove niente è banale e scontato. Oggi partenza un volo ci porterà a Buenos Aires e poi a Salta nel nord ovest dell’Argentina. Lasciamo la Patagonia dopo aver percorso quasi 4500 km per strade e luoghi incantevoli.

La provincia di Jujuy, Salta e il nord ovest 

Dopo una mezza giornata trascorsa su a aerei e in aeroporti finalmente siamo arrivati a Salta detta “la linda”. Dopo aver preso possesso della camera in un hotel del centro siamo andati in giro alla ricerca di un ristorante. Attratti dalla musica che usciva da un locale siamo entrati in un posto chiamato Pena Boliche Balderrama, Poi abbiamo scoperto che questo posto è dedicato a un musicista Balderrama appunto, una specie di leggenda a Salta per la musica folkloristica. Anche se il cibo non è stato stato gran che, la musica e le danze tipiche di questa zona hanno reso la serata piacevole. Il giorno dopo abbiamo esplorato la città soprattutto il centro storico di impronta coloniale ben conservato con una bella e alberata piazza dove si affacciano bei caffè e edifici civili e religiosi. Inoltre, abbiamo visitato anche un interessante museo archeologico di alta montagna dove, fra le altre cose sulla cultura inca, sono conservate le mummie di tre bambini probabilmente sacrificati e ritrovate vicino alla vetta del monte Liullaillaco a circa 6500 metri di altezza. A Salta abbiamo anche organizzato i nostri prossimi giorni affittando un’auto per visitare la zona e fatto due biglietti di autobus da Salta per Iguazù e da Iguazù a Buenos Aires. Nel Pomeriggio partendo da una stazione art decò con una teleferica in ferro in pochi minuti siamo arrivati a un belvedere, frequentato da turisti  persone del luogo, dove si può ammirare il panorama di Salta e la vasta valle che la contiene. Il giorno dopo lasciamo Salta diretti a Cachi. Dopo un breve tratto di pianura la strada inizia a salire fino a un passo a circa 3500 metri da li si entra nel parco nazionale de Los cardones, La valle circondata da alte montagne innevate, fitta di cactus, alti fino circa 10 metri, simili a enormi candelabri. Arriviamo nel pomeriggio a Cachi stanchi ma molto soddisfatti La cittadina è  di impronta coloniale molto ben tenuta e tranquilla. Il clima caldo secco e una birra all’ombra di alberi secolari nella piazza del paese rende il fine giornata particolarmente piacevole. Il giorno dopo partiamo con calma per affrontare un tratto di circa 200 km sulla RN 40 per arrivare a Cafayate. Questo tratto di strada è tutto sterrato e molto polveroso la velocità deve essere ridotta, ma il paesaggio è bello e selvaggio. Alte montagne circondano le valli, di tanto in tanto si attraversano ampi e tumultuosi fiumi che da esse discendono. All’improvviso il paesaggio si apre e arriviamo a Cafayate che è situata al centro dell’ampia Valles Calchaquíes a 1683 metri slm.  La valle e le sue pendici sono coltivate con vigneti che si estendono a perdita d’occhio. Ripartendo da Cafayate si attraversa la valle del Río las Conchas (Quebrada de Cafayate). Paesaggi notevoli, specie al tramonto quando tutto si tinge di rosso, sono posti lungo la RN 68, bella strada asfaltata di 183 km che collega Cafayate a Salta. Superiamo Salta e poi Jujuy diretti a nord a Tilcara. Questa tappa è stata faticosa circa 400 km per sette ore di viaggio. Tilcara è un paese abbastanza carino in pieno sviluppo turistico. Il periodo della nostra permanenza coincide con la settima santa e il paese è continuamente percorso da bande musicali provenienti da tutta la regione. Tilcara sarà la nostra base di partenza per le escursioni nella zona per i prossimi giorni. La prima escursione la facciamo a Humahuaca  lungo la strada si passa dal cippo che indica il passaggio del tropico del Capricorno dopo la foto di rito si prosegue per andare a vedere la Serrania de Hornocal una spettacolare montagna la cui stratificazione ha impresso nella roccia mille colori diversi. Ridiscendendo dalla montagna, che si trova a 4350 metri slm, visitiamo il paese di Humahuaca. Il paese nella sua parte centrale ha delle belle strade acciottolate cose costruite con mattoni crudi e caratteristiche piazzette in stile coloniale. Il giorno dopo andiamo alla Salina Grande, la quarta più grande al mondo con i suoi 525 kmq di estensione, passando per Purmamarca e percorrendo una spettacolare strada di montagna fino au un passo più di 4000 metri. Dopo pochi km di discesa si inizia a vedere all’orizzonte la linea bianca della salina. Quando arriviamo nel mezzo della salina che si trova 3350 metri di altitudine, lo spettacolo è incredibile: siamo circondati a 360 gradi da sale spesso mediamente 80 cm. il cielo è terso e la luce abbagliante. Le pozze d’acqua che riflettono li cielo e la montagne rendono il luogo unico. Da lì con una bella strada sterrata attraversiamo la Puna. La Puna è un altipiano a circa 3000 metri circondato dalle alte cime andine dove pascolano branchi di lama e vigogne. Dopo circa 100 km raggiungiamo San Antonio de los Cobres polverosa cittadina in mezzo al nulla per arrivare fino al viadotto della Polvorilla. Spettacolare ponte a servizio di una ferrovia di miniera ora convertita a ferrovia per turisti. Inizia una nuova giornata il tempo è bello e si va in bus a Iruya sperduta cittadina a circa 3 ore di bus da Humahuaca. La strada per arrivarci è anche questa spettacolare si passano guadi, passi di montagna, pericolose discese sempre in un paesaggio aspro e selvaggio. Il paese in se non è nulla di speciale ma la posizione che occupa a ridosso di uno sperone di roccia e i panorami visti valgono sicuramente il viaggio. E’ tempo di ritornare a Salta, dove riconsegnamo l’auto presa a noleggio, in questa bella zona dell’Argentina abbiamo percorso più di 1800 km in sette giorni.

Le cascate dell’Iguazù

Al mattino alle 11.00 parte da Salta il bus che in circa 24 ore e oltre 1400 km ci porterà nella provincia di Missiones dove ci sono le cascate di Iguazù. Il viaggio scorre tranquillo e dopo tante ore passate alla guida è piacevole annoiarsi su comodi sedili guardando dal finestrino una pianura sconfinata. Sono i giorni della Pasqua e a Puerto de Iguazù non troviamo posto in albergo per cui andiamo a Foz de Iguazù città brasiliana al confine con l’Argentina. Le cascate sono al centro di un vasto parco che si estende tra Argentina e Brasile per cui occorrono due giorni per vederle. La potenza e il fragore dell’enorme massa d’acqua che precipita dalle centinaia di cascate distribuite su circa 3 km è impressionante e indimenticabile. Per vederle, in certi casi anche da molto vicino si percorrono comodi sentieri e passerelle in legno. Nella parte brasiliana del percorso si ha una visione d’insieme dell’area mentre la parte argentina è più lunga e sicuramente più spettacolare: ha sentieri che permettono la vista delle cascate sia dal basso che da sopra. Il tempo rimasto non è molto ma sufficiente per una breve escursione nella caotica e commerciale Ciutad dell’Este in Paraguay. In questa città di confine si vende di tutto a prezzi bassi dall’elettronica alle armi che sono in libera vendita ed esposte in gran numero sulle numerose bancarelle specializzate. Il pullman che ci porterà a Buenos Aires che dista circa 1300 km, parte alle 18.30 e questo ci da modo di fare una interessante escursione in barca sul rio Iguazù fino alla confluenza con il rio Paranà, che sfocierà nel Mar del Plata a Buenos Aires, che segna il confine tra Argentina, Brasile e Paraguay. Arriviamo a Buenos Aires intorno alle 14.00 e passiamo l’ultimo giorno in terra argentina girovagando per il quartiere Palermo. Fine del viaggio si torna casa stanchi ma felici per tutto quello che abbiamo potuto vedere. In tutto abbiamo percorso circa 9000 km senza contare i voli interni (2700 in autobus e 6300 in auto).

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